ALGHERO. Le sonorità made in Usa di Joe Bastianich, accompagnato dalla band La Terza Classe, fa tappa ad Alghero, il prossimo 28 dicembre al Teatro Civico per il Cap d’Any, in una serata che si preannuncia carica di energia.

Joe Bastianich, The Restaurant Man, statunitense di origini italiane, è riuscito a coronare il suo sogno, quello di salire su un palco e cantare. Con lui La Terza Classe, band nata per le strade di Napoli appassionata di musica folk americana che ha avuto modo di mettersi in mostra persino nel noto show americano Music City Roots, poi anche a Italia’s Got Talent nel 2016. Reduci da un’estate ricca di concerti, Joe Bastianich & La Terza Classe arrivano nella Riviera del Corallo.

Il concerto che proporrà ad Alghero cosa prevede?

«Sicuramente una serata divertente e coinvolgente. Immaginalo come un biglietto di sola andata per scoprire l’America più vera tramite la musica, in nostra compagnia. Ci saranno pezzi della tradizione bluegrass/folk, alcuni brani inediti che ho scritto io e raccontano un po’ della mia storia, alcune cover. Insomma, ci divertiremo».

Com’è avvenuto l’incontro con La Terza Classe ?

«Ci siamo conosciuti nel 2018 in occasione del programma On The Road che facevo su Sky Arte e, nella puntata dedicata a Napoli, ho avuto modo di incontrarli mentre loro suonavano Bluegrass per strada. Sono rimasto colpito per la loro bravura e professionalità. Da li è nata un amicizia e una collaborazione».

È già stato in Sardegna, cosa le piace in particolare?

«La Sardegna è sinonimo della nostre vacanze di famiglia in estate. E’ una terra straordinaria che ho avuto modo di conoscere, anche nelle zone meno battute, grazie a tanti programmi tv che abbiamo girato sull’isola. Della cucina e dei vini, mi piacciono tante cose, mi piacciono le materie prime, lo sforzo che richiede coltivarle o allevarle ma soprattutto mi piace come le ricette siano rimaste ancorate al territorio, raccontandone le tradizioni e la cultura. Non dimenticherò mai la prima volta che ho visto arrivare una famiglia in spiaggia con un pacco intero di pane carasau o la prima volta che ho assaggiato il guttiau, il porceddu, i malloreddus. Davvero tanta roba».

I suoi genitori sono originari dell’Istria, sa che proprio ad Alghero c’è la borgata di Fertilia che nel dopoguerra è stata popolata da esuli istriani e dalmati?

«Sai che non conoscevo questa zona? Ma posso capire, anche se io sono di seconda generazione, so cosa si prova davvero ad essere privati della propria terra, cultura, e a non avere un posto nel mondo da chiamare casa. Come la famiglia, i tanti esuli istriani e dalmati hanno dovuto ricrearsi un posto nel mondo e non credo sia mai stato facile».

Parliamo del suo rapporto con la musica. Dove nasce questa passione che è poi diventata una professione?

«Professione, ancora non del tutto. Potrò dirlo quando sarà la musica a pagare il mio affitto o gli stipendi del mio team. Passione sicuramente, da sempre. Fin da quando nonna Erminia mi ha regalato la mia prima chitarra, ad 8 anni. La musica è stato il mezzo per cercare di integrarmi in una cultura nuova, come immigrato. E poi è diventata una passione pura. Mi considero molto fortunato a poter oggi dedicare tempo ed energie ad una passione».

Artista e imprenditore di successo, impegnatissimo. Riesce a trovare il tempo da dedicare a se stesso e alla famiglia?

«Cerco di fare il massimo, sicuramente non dormo abbastanza! Ma tutto il tempo che passo in volo o negli hotel in giro per il mondo lo uso per scrivere canzoni, riflettendo su chi sono, sulla mia vita e cercando di migliorarmi sempre di più: come padre, come uomo, come figlio e marito».

Tornando alla musica , una battuta sul Festival di Sanremo dove ha avuto un’esperienza come giurato nel 2019. Avrebbe voluto partecipare come cantante?

«È un appuntamento così iconico per la canzone italiana. Chi non vorrebbe parteciparvi?».

Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage

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