SASSARI. Omicron che tra pochi mesi potrebbe fare le valigie spinge a schiacciare l’acceleratore: non c’è tempo da perdere, se il nemico scompare o si indebolisce così tanto da diventare insignificante, allora è arrivato il momento di passare al contrattacco. E cercare di recuperare tutto ciò che la pandemia in due anni ha spazzato via: la macchina del turismo è già partita, l’obiettivo chiaro è confezionare una stagione non soltanto esaltante ma anche lunga. Una data di partenza non c’é, ma le previsioni sulla situazione sanitaria fanno puntare gli occhi sulla Pasqua, che sarà il 17 aprile. Il segnale chiaro sul fatto che più di qualcosa bolle in pentola sono gli annunci di lavoro: è boom di richieste di personale del turismo, tra camerieri, chef, cuochi, barman, commessi e persino bagnini. A fine gennaio si respira già aria di primavera.

Turismo alla riscossa. Un anno fa, di questi tempi, le figure più gettonate negli annunci di lavoro dell’Aspal, l’Agenzia sarda per le politiche del lavoro, erano muratori, carpentieri, geometri e manovali. Chiaro il motivo: a luglio del 2020 il Governo aveva dato il via libera al bonus 110 e 12 mesi fa le imprese erano a caccia di figure chiave per dare gambe a questa enorme opportunità di ripartenza per l’edilizia. Tra quegli annunci, non c’era neppure l’ombra di camerieri o lavapiatti: per trovare le prime chiamate per le categorie del turismo bisognava andare molto avanti nel calendario degli annunci, almeno sino alla fine di febbraio-inizio marzo.

E comunque erano pochissime, perché tra virus dilagante e bassissimo numero di vaccinati la stagione turistica era segnata da un enorme punto di domanda. Ora tutto è cambiato, con un ottimismo generale confortato dalla scienza. È come se la cappa grigia che ha avvolto la nostra vita nel febbraio 2020 si stia dissolvendo, lasciando intravedere un cielo limpido che rinfranca lo spirito. Ma per centrare l’obiettivo è fondamentale prepararsi a dovere, con il personale sufficiente e adeguato per offrire un servizio di qualità. Quel personale che un anno fa, in una estate ridotta ai minimi termini, si faticava a trovare perché aveva preso altre strade.

Il ritorno. È un ritorno, perché 12 mesi fa i lavoratori stagionali del turismo erano all’improvviso finiti tra le “figure che scompaiono”. Prevedibile, considerato che la prima a sparire era stata la stagione così come gli addetti ai lavori la concepiscono: inizio a Pasqua o al massimo a maggio, fine a settembre-ottobre, dunque contratto di 5-6 mesi e assegno di disoccupazione in quelli successivi. Il Covid ha tagliato di netto stagione e contratti e di fronte alla prospettiva di non lavorare o di farlo solo per un mese o poco più, in alta e altissima stagione, tanti stagionali hanno fatto altre scelte. Molti sono andati a lavorare all’estero, dove hanno trovato condizioni più favorevoli, tanti si sono convertiti all’edilizia, altrettanti hanno deciso di cogliere l’opportunità del reddito di cittadinanza e prendersi una pausa. Così, quando da parte delle strutture turistico-ricettive sono arrivate le chiamate, solo pochissimi hanno risposto.

Quest’anno, l’obiettivo è favorire il ritorno a casa di chi è andato via, con la prospettiva di un contratto lungo e dunque di una stabilità economica. Infatti le chiamate si fanno adesso: via i colloqui per camerieri di hotel e di sala (ci sono strutture che ne cercano 40 per volta), cuochi, chef, baristi, receptionist, economo d’albergo. Gli annunci arrivano da tutta l’isola, da Stintino a Dorgali, dalla Baronia a Villasimius, segno di un fermento generale e della voglia di ripartire prima possibile. Sicuri che dopo lo stop forzato, ci sarà tanta voglia di vacanza e e non solo in alta stagione. Gli stranieri per esempio preferiscono da sempre i mesi spalla, come aprile e maggio: con Omicron e la sua sottovariante anestetizzate, saranno loro i primi a ripopolare gli hotel dell’isola.

 

Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage

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