Due trofei già in bella mostra in Club House, tre finali disputate, l’ultima delle quali che resta ancora indigesta a cinque anni di distanza. Nove partecipazioni negli ultimi dieci anni, con l’attuale che sarà quella della “stella”. Ma anche soddisfazioni effimere e comunque esaltanti, come il canestro segnato sulla sirena da Jack Cooley nel quarto di finale di tre anni fa a Firenze contro Venezia, e delusioni enormi.

C’è davvero di tutto nel curriculum da Final Eight della Dinamo, che dal 2012 a oggi ha saltato soltanto l’edizione del 2018, per una sfortunatissima carambola di canestri all’ultimo secondo e classifica avulsa. Il debutto dei sassaresi nella fase finale della Coppa Italia risale al 2012, quando il Banco, alla sua seconda stagione in serie A, andò a cozzare con la Montepaschi Siena “ingiocabile” di quell’epoca. Ma già l’anno successivo arrivò la prima soddisfazione, con il successo nei quarti di finale contro Brindisi in volata (98-96) e la prima semifinale: ancora sfida contro Siena, ancora un’eliminazione.

Il 2014 è l’anno del primo trionfo: tre giornate indimenticabili, tre gare da leggenda. Prima la vittoria contro Milano, per 80-82, poi il successo in semifinale contro Reggio Emilia, infine il capolavoro nella finalissima contro l’ultima grande Montepaschi, con Travis Diener eletto Mvp della manifestazione. L’anno successivo arriva il bis, con la squadra di coach Meo Sacchetti che dopo aver vinto la Supercoppa continua ad “apparecchiare” un incredibile Triplete: Cremona si arrende facilmente ai quarti, poi cade ancora Reggio Emilia, infine la finale contro Milano, con una delle prestazioni più belle e intense dell’intera era Sacchetti. Nel 2016 la prima grande delusione, con l’upset subito ai quarti da Cremona all’overtime, mentre nel 2017 a Rimini la cavalcata esaltante della banda di Federico Pasquini, di rosa vestita, si interrompe solo nelle ultimissime battute della finale contro Milano.

Dopo l’assenza del 2018, nel 2019 il freschissimo arrivo di Gianmarco Pozzecco in panchina porta subito alla clamorosa rimonta nei quarti contro Venezia, dal -20 al +1 siglato da Cooley sulla sirena. In semifinale però Brindisi ne ha di più e Chappell con una bomba da 9 metri gela gli entusiasmi sassaresi. Ancora Brindisi amara nel 2020, a Pesaro, con Kelvin Martin nel ruolo di killer dei biancoblù, ed enorme delusione lo scorso anno al Forum di Assago, con la doccia gelata all’overtime contro la Vuelle Pesaro di Gerald Robinson, sulla carta meno forte ma capace poi di arrivare sino alla finale.

Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Archivio

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