INVIATO A CAGLIARI. È proprio il caso di dire che ieri San Gennaro ha speso parole importanti per il Napoli. Il Cagliari può dire ad alta voce di aver perso due punti. Ha mancato il colpo del ko più volte ed è stato punito ad una manciata di minuti dalla fine dal gol di Osimhen. Il rammarico è grande perchè quella di ieri, forse, è stata la più bella partita della stagione giocata dai Quattro Mori. Per lunghi tratti hanno messo sotto un avversario che non a caso è secondo in classifica e che ieri, questo va detto, aveva una lista infinita di assenti. Il Cagliari, però, non ha solo trasmesso segnali importanti, ha dimostrato sul campo che adesso è una squadra a tutti gli effetti. L’impronta del tecnico si vede. Eccome se si vede! Uno per tutti, tutti per uno: questo è il motto di uno spogliatoio consapevole che la salvezza è una traguardo alla portata. Giocando così i rossoblù da qui alla fine di punti ne metteranno in cassaforte tanti.

Pretattica. Mazzarri nasconde le scelte fino all’ultimo. Il tecnico recupera Lovato al centro della difesa, riporta Dalbert sulla corsia di sinistra e fa esordire dal primo minuto Baselli. C’è spazio anche per Deiola nel centrocampo a cinque, completato da Grassi e Bellanova. In attacco non si cambia, giocano Pereiro e Joao Pedro. Marin parte dalla panchina dove ci sono anche Lykogiannis e Pavoletti, tutti a mezzo servizio in settimana. Spalletti non rischia Osimhen e Ruiz. Petagna è il terminale offensivo, alle sue spalle Mertens, Elmas e Zielinski.

Equilibrio. I due allenatori l’hanno impostata più o meno allo stesso modo. Pressing altissimo da ambo le parti, con l’obiettivo di recuperare palla e ripartire in velocità. Il Cagliari non consente al Napoli di ragionare, sa bene che gli azzurri possono far circolare il pallone liberamente ti fanno male. I rossoblù sono compatti, approcciano bene la gara, eseguono alla perfezione le indicazioni che arrivano dalla panchina. Zielinski, Demme ed Elmas hanno sempre l’uomo addosso e sono costretti a giocare spalle alla porta. Si fa male Di Lorenzo, Spalletti è costretto a sostituirlo con Malcuit. Il Cagliari prende sempre più confidenza con l’avversario, Pereiro non dà punti di riferimento, si scambia la posizione con Joao Pedro, movimenti che danno fastidio alla difesa azzurra. I Quattro Mori costruiscono le occasioni migliori spinti dai tifosi che fanno sentire la loro voce.

Il Cagliari ci prova. L’equilibrio non si spezza ma è il Cagliari in avvio di ripresa a costruire una palla gol colossale che Deiola si divora. Le squadre non perdono le distanze tra le linee e il pressing continua ad essere costante da una parte e dall’altra. Alla squadra di Mazzarri manca sempre il guizzo vincente, che significa sbagliare l’ultimo passaggio. Il gol arriva su un errore di Ospina che si fa beffare da un pallone morbido a giro calciato da Pereiro. Un errore davvero grossolano. Il Napoli è in bambola e rischia grosso pochi minuti dopo quando Ospina fa un mezzo miracolo su Deiola e poi Baselli a porta spara alto.

Tris di cambi. Spalletti attinge a piene mani dalla panchina e mette dentro i pezzi forti anche se non al meglio della condizione. Osimhem rileva uno spento Petagna, Ruiz per Juan Jesus, e l’ex Ounas per Demme. Il Cagliari continua a giocare e non arretra il baricentro. Mazzari decide che è il momento di inserire Marin e toglie Grassi. I rossoblù lottano su ogni quasi sempre hanno la meglio sugli avversari. Joao va vicinissimo al colpo del ko ma la mira è sbagliata. Tutti si aiutano con o senza palla. La beffa al 42′ Osimhen salta più alto di Altare e la mette dentro di testa. Un peccato perchè fino a quel momento il Cagliari aveva strameritato di vincere. Un’atra occasione persa ma anche la consapevolezza di essere sulla strada giusta.

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Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Archivio

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