(ANSA) – TRIESTE, 22 MAR – Liliana Resinovich, la donna scomparsa da Trieste il 14 dicembre scorso e il cui cadavere è stato trovato in un boschetto del parco dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni, non ha assunto “sostanze xenobiotiche, droghe e farmaci, che possano aver cagionato il decesso”. Lo stabilisce l’esame tossicologico approfondito disposto dalla Procura di Trieste i cui esiti sono stati depositati ieri.

“Le determinazioni tossicologiche sulle diverse matrici biologiche consegnate al laboratorio non dimostrano” neppure “concentrazioni che possano aver concorso a uno stato psicofisico alterato incosciente”.

Pertanto – si legge in una nota firmata dal procuratore capo Antonio De Nicolo – il quadro investigativo non è mutato.

Proseguono comunque le ulteriori attività d’indagine affidate alla Squadra Mobile della Questura di Trieste e alle competenti articolazioni scientifiche della Polizia.

Nel dettaglio, durante l’esame tossicologico, per ricercare un’eventuale presenza di droghe, sono state svolte, tra le altre, analisi immunochimiche su sangue e urine il cui esito è stato negativo”. Inoltre, “per aumentare la capacità d’indagine si è proceduto con analisi più sofisticate e a più ampio raggio di ricerca” per centinaia di sostanze. E’ quindi stata riscontrata la presenza di sostanze, che Liliana Resinovich “aveva assunto durante un pasto, presumibilmente la colazione (caffeina, teobromina, uvette)”, e “verosimilmente di qualche multivitaminico, e un’aspirina e una tachipirina, di cui tracce sono state ritrovate solo nelle urine”. Negativo anche l’esito della ricerca di particolari sostanze sintetiche (nuove sostanze psicoattive). (ANSA).

Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage

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