Generali ed esperti di armi e tecnologie militari hanno velocemente sostituito, nei Media, virologi e infettivologi, quasi manu militari, in senso metaforico, s’intende. E mentre in nessun talk si parla della tendenza all’aumento dei contagi e della contagiosità della variante Omicron Ba.2 , eccoci alla fine della cosiddetta “fase emergenziale” fissata per il 31 marzo, mentre il giorno dopo comincerà l’allentamento delle misure restrittive. Tutto bene, si potrebbe dire. Sennonché la road map di uscita dalla pandemia- concepita per accompagnarci verso la sospirata normalità – è una sorta di torre di babele.  

Costruita, per carità, con le migliori intenzioni dai decisori politici e sanitari – giustamente preoccupati per un possibile passaggio ad una sorta di spensierato ‘liberi tutti’ – appare quanto mai complicata , macchinosa, intricata. Un labirinto in cui è difficile orientarsi senza disporre di un riferimento che sostituisca il mitico filo di Arianna che guidò Teseo verso l’uscita. Basterà accennare alla quarantena e alle varie modalità alternative per i contatti stretti ad alto e a basso rischio. Per l’esatta definizione di ‘contatto’ occorrerà scaricare una dettagliata circolare del Ministero della Salute che ci accompagna alla comprensione della definizione di ‘contatto’ , di contatto ‘ad alto rischio’ e ‘a basso rischio’ (per soggetti vaccinati e non vaccinati). E ancora delle procedure da applicare; della durata dell’isolamento per soggetti contagiati, a vari stadi del ciclo vaccinale; dell’auto- sorveglianza (o auto-diagnosi)- E, attenzione, per i primi cinque giorni non c’è obbligo per una persona che ha avuto un contatto stretto con un positivo (cioè ‘faccia a faccia’, ad una distanza inferiore ai 2 metri e per meno di 15 minuti) di restare a casa in attesa di verificare se abbia contratto o meno il virus.

Può uscire e vivere “normalmente”, per così dire, a patto che sia vaccinata o guarita da meno di 120 giorni, o che abbia già ricevuto la dose terza): basta un’auto-diagnosi del suo stato di salute. Le cose cambiano alla prima comparsa di sintomi. Difficile prevedere come risponderanno, col ritorno alla gestione sanitaria ordinaria, le strutture sanitarie locali, responsabili della sorveglianza sanitaria dei contatti presenti nell’ambito del territorio di competenza . Dubito, per dire, che all’identificazione di un caso confermato Covid-19 su un mezzo di trasporto, aereo o treno, su cui si è viaggiato- e alla comunicazione al passeggero sui comportamenti e le misure preventive da adottare nella quarantena – segua immediatamente la presa in carico da parte del Dipartimento di Prevenzione dell’azienda sanitaria locale (Asl) competente per territorio. Soprattutto in alcune aree di perenne crisi dei servizi sanitari.

La road map prevede scadenze e regole, praticamente diverse per ogni età, categoria, stato delle vaccinazioni, necessità della certificazione verde covid 19, di base o rafforzata, per accedere ad una lunghissima serie di servizi e attività della vita associata dal 1 al 30 aprile: potremo farne a meno solo per quelli che vengono indicati servizi alla persona, i pubblici uffici, i servizi postali, bancari e finanziari e le attività commerciali. La prima scadenza da tenere a mente è il 30 aprile: fino ad allora vigerà – ad esclusione dei bambini in età prescolare e di persone con patologie – l’obbligo delle mascherine di tipo FFP2 per l’accesso a quasi tutti i mezzi di trasporto evocati minuziosamente (avviso ai naviganti vacanzieri di Pasqua: sono comprese funivie , cabinovie e seggiovie se ‘utilizzate con la chiusura delle cupole paravento’). Stesso discorso per gli spettacoli aperti al pubblico o in sale teatrali, sale da concerto, cinematografiche, locali di intrattenimento e musica dal vivo, e, ancora, per gli eventi e le competizioni sportive.

Mascherine anche nei luoghi chiusi. Nelle sale da ballo, discoteche & simili è consentito farne a meno in pista, cosa che, in verità, suscita più di una perplessità, data l’evidente difficoltà di distinguere i diversi momenti. Ai genitori di bambini piccoli toccherà, invece, orientarsi nel dedalo delle misure che regolano nidi e scuole infanzia dove l’attività educativa e didattica sarà condizionata dai casi di positività tra i bambini e gli alunni presenti nella sezione o gruppo di classe. Insomma, che Dio ce la mandi buona, verrebbe da dire, rassegnandoci ad aspettare l’estate con le mascherine al chiuso.
 

Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage

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