SASSARI. Il centro storico di Sassari si può recuperare, anzi si deve recuperare. Purché la città prenda una decisione in questo ritorni al centro di un progetto o di una visione e si mantengano vive le sue caratteristiche attuali, prima fra tutte il fatto di essere popolato da famiglie provenienti da diversi paesi e differenti gruppi etnici. Paola Pittaluga, docente di Tecnica e pianificazione urbanistica al Dipartimento di Architettura (Dadu) dell’Università della quale è stata anche direttrice, vede così il difficile momento attraversato dal cuore della città vecchia. Una larga porzione della città che custodisce comunque la vera anima sassarese nonché i monumenti e gli scorci più belli, che sembra però travolta da un declino inarrestabile. E punti di vista espressi da angolazioni differenti possono comunque aiutare a capire come rimettersi in carreggiata sapendo che, comunque, non basteranno certo pochi interventi e nemmeno pochi anni: ma da qualche parte si deve in ogni caso cominciare.

Sguardi diversi. «La questione è sicuramente complessa e non si può risolvere solo dall’ottica urbanistica – premette la professoressa Pittaluga – perché poi va affrontata necessariamente anche dal punto di vista sociologico e da quello culturale. In diverse città ultimamente si sta assistendo al fenomeno del ritorno delle popolazioni nei centri storici, quello che conta quindi è che Sassari voglia veramente invertire la tendenza e decida di convogliare le sue forze in questa direzione. E non possiamo nemmeno prescindere da quello che è successo in questi anni e mi riferisco in particolare al fatto che ad abitare i palazzi del centro storico di Sassari sono arrivate tante famiglie di differenti etnie che hanno dato a questa zona un connotato profondamente diverso da quello originario. Ed è in quest’ottica che dobbiamo ragionare».

Al centro di tutto. Paola Pittaluga concorda anche su un punto: che lo si voglia o no, i gruppi extracomunitari hanno comunque un ruolo decisivo nel tenere vive zone del centro storico che altrimenti si trasformerebbero in un deserto. I problemi da risolvere sono altri, casomai, a cominciare dalla sicurezza e dal dover rimettere queste strade al centro della vita cittadina: «È indubbio che ci sono momenti e situazioni nelle quali al centro storico le persone non si sentono propriamente a loro agio – dice – e dare sicurezza ai cittadini in questi casi è prioritario. Poi bisogna dare i servizi, che servono anche a riportare la centralità di queste zone: perché se le strade si trasformano in un semplice punto di passaggio, fatalmente passano in secondo piano e vengono pian piano abbandonate».

Niente è perduto. Se la forza centripeta della città è fondamentale in questo processo, è chiaro che poi si fanno i conti con la fattibilità dello stesso. E in questi casi, davanti alla desolazione di certi scorsi, ci si chiede se ormai non sia troppo tardi per intervenire: «Assolutamente no, si può fare tutto – risponde Paola Pittaluga –. In questo momento storico, anzi, recuperare l’esistente è fondamentale perché tutto costa molto di più. Non dimentichiamo che per realizzare quello che è già esistente sono state utilizzate risorse, materiali, energia. Realizzare le stesse cose altrove avrebbe dei costi altissimi, intervenire su quello che già c’è è più semplice ed economico. In questo caso diventa fondamentale il confronto con la Soprintendenza ma, con questa posta in palio, credo che il buon senso ci guiderebbe verso le scelte giuste».

Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage

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