SASSARI. In principio la causa era indicata nel reddito di cittadinanza. Il postulato era quasi scontato: nessuno lavorerebbe se venisse pagato per stare a casa. A distanza di un paio d’anni il sussidio statale viene ancora indicato nell’elenco dei responsabili della contrazione della forza lavoro ma la compagnia si è allargata. Il risultato, tuttavia, è sempre lo stesso: le imprese del turismo faticano a trovare dipendenti ma la caccia al personale è aperta anche in altri settori, alcuni insospettabili. Ad esempio l’edilizia, inizialmente indicata come valvola di sfogo dei lavoratori del turismo stufi delle incertezze della pandemia, o degli stipendi a tre cifre, adesso si trova più o meno nella stessa situazione. Gli alberghi fanno fatica a mettere sotto contratto cuochi, camerieri e receptionist, nei cantieri è aperta la caccia a carpentieri, pittori e ferraioli. Ma che fine hanno fatto i lavoratori? Le risposte sono varie ma due si ripetono con insistenza: stanno a casa con il reddito di cittadinanza oppure fanno i corrieri, nel mondo dei pacchi e in quello del cibo a domicilio. Effettivamente, le richieste di manodopera non mancano e basta qualche secondo su Google per finire inghiottiti dagli algoritmi che segnalano necessità di autisti in ogni dove, che sia Sardegna o resto del mondo. Gls, solo per fare un esempio, ha pubblicato annunci di lavoro per ognuna delle vecchie province dell’isola. Ma ci sono anche offerte per il Canada. I requisiti richiesti non sono troppi, basta una patente C e saper guidare un camion.

Turismo al palo. In attesa che la matassa della continuità territoriale venga dipanata una volta per tutte, la ricerca del personale è sempre d’attualità. «La curva si è leggermente attenuata ma il problema rimane – spiega Paolo Manca, presidente di Federalberghi – mancano gli addetti al ricevimento, ma anche cuochi e camerieri. E servirebbe personale formato, con almeno una lingua straniere nel curriculum. Le aziende lo sanno e stanno cercando di investire sui collaboratori validi, con l’intenzione di stabilizzare le loro posizioni. Eppure è sempre più complicato trovare personale». Ma la diaspora del turismo è piuttosto focalizzata: «Prima verso l’edilizia – conferma Manca – ma adesso è il turno dei corrieri espresso. Le consegne a domicilio sono sempre più frequenti e il settore ha bisogno di manodopera». A monte, poi, c’è un altro problema: «La formazione deve essere mirata alle esigenze delle aziende – prosegue Paolo Manca -. È inutile continuare a formare personale per il turismo congressuale quando in Sardegna sono poche le strutture che possono dire di far parte del settore. Servono camerieri e cuochi qualificati e servono in ogni settore della ricettività. È inutile che alcuni investano sulla, qualità e altri no, ne va della reputazione dell’intera destinazione».

L’edilizia. «Le difficoltà che manifestano la attività turistiche nel reperire il personale sono indiscutibili – spiega Maurizio De Pascale, presidente della sezione sarda di Confindustria – ma non dipende dall’edilizia. Anche in questo settore abbiamo tante difficoltà». Per coprire le carenze di organico, le imprese hanno imparato a superare i confini geografici: «Quello dell’operaio edile è un lavoro duro e faticoso – continua De Pascale – e i giovani sardi evidentemente hanno altre idee, altre ambizioni. Il risultato è che anche nell’edilizia si fa fatica a trovare personale qualificato e quindi molte aziende hanno deciso di rivolgersi al mercato del lavoro dell’est europeo e del nord africa. Sta accadendo quello che era successo con i collaboratori domestici: prima era facile trovare personale in Sardegna, poi è stato necessario assumere lavoratori di altre nazionalità». I motivi, secondo De Pascale potrebbero essere tanti ma i sospetti portano nella direzione dei sussidi statali: «Forse è colpa del reddito di cittadinanza, che ha tolto dal mercato del lavoro una grossa parte della forza lavoro. Molti, infatti, preferiscono non accettare impieghi e continuare a ricevere il sussidio. Che poi ci sia una migrazione verso il settore delle consegne a domicilio, è un’ipotesi plausibile».

Le associazioni. Francesco Porcu, segretario della Cna, conferma la mobilità degli operai edili ma aggiunge altre chiavi di lettura: «Non abbiamo segnali di un netto travaso verso le consegne a domicilio, che comunque è un settore che ha subito una crescita evidente e indiscutibile ma quelle degli operai qualificati e dei capi cantiere sono figure molto ricercate dalle grandi aziende della Penisola, che offrono prospettive e contratti migliori». Sul turismo, invece Porcu indica la stagionalità come punto di estrema debolezza: «Nel momento in cui le strutture sono chiuse, le persone si riciclano. Purtroppo in questi anni stata una condizione comune. La stagionalità del turismo sardo crea un elemento di debolezza in cui è più facile che si insinuino questo tipo di fenomeni».

Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage

URL originale: Read More