A Reggio Emilia ieri sera è calato il sipario su “Sette spose per sette fratelli”, ma solo in attesa di rialzarsi in autunno quando la tournée riprenderà a girare l’Italia. Nel frattempo, oggi alle 7, Baz è – come ogni mattina – in diretta con “Tutti pazzi per Rds” al fianco di Rossella Brescia e Giacomo Ciccio Valenti. Un tour de force ricco di soddisfazioni per l’attore-comico-conduttore radiofonico sassarese – all’anagrafe Marco Bazzoni -, che al suo curriculum ha aggiunto quest’anno anche un romanzo, “Con le infradito in discesa”, scritto in tandem con Matteo Monforte ed edito da Mondadori. Adesso, il prossimo step sarà il ritorno sui palchi, anche dell’isola, con i personaggi che gli hanno dato la popolarità.
Baz, come è stato il passaggio dal cabaret al musical?
«Non era una esperienza nuova, avevo già fatto “Alice nel paese delle meraviglie”. E poi ho sempre usato la musica nei miei spettacoli, nel disco di Gianni Cyano, nei singoli che ho fatto. Musica e teatro sono sempre andati di pari passo. Ma in questo caso ho raggiunto l’apoteosi, perché è un musical con l’orchestra dal vivo. Dopo due anni difficili finalmente una gioia».
Come nasce la proposta di interpretare di Adamo?
«Avevano trovato tutto il cast, mancava solo Adamo. A qualcuno viene in mente il mio nome e lo fa al regista Luciano Cannito che già mi conosceva come performer. Ma l’ultima parola spetta a Peppe Vessicchio. Gli mandano il materiale e dopo neanche un giorno mi convocano: “devi andare a fare il colloquio con Vessicchio”. La cosa mi agita, perché so di avere davanti un super professionista, molto meticoloso. Lui mi fa i complimenti per il materiale ricevuto e poi ci dirigiamo verso la sala pianoforte per la prova. “Maestro, la sala è occupata, deve attendere dieci minuti”, gli dicono. E lui: “non c’è problema”. E tira fuori lo smartphone, apre l’applicazione del pianoforte e mi fa fare i vocalizzi per capire l’impostazione della mia voce. Dopo un minuto e mezzo: “bene, non mi serve altro”. Poi però si è rifatto nella prima prova vera: sette ore di fila».
Ma Vessicchio com’è?
«Non si scompone mai, ma è sempre molto deciso. Le cose si devono fare come dice lui».
E Diana Del Bufalo, partner sul palco?
«Ci conoscevamo da anni. La prima volta la contattai io per un progetto tv mai andato in porto e poi ci siamo persi di vista. Poi abbiamo fatto insieme il concerto per l’alluvione in Liguria e ci siamo di nuovo persi di vista. Ci siamo ritrovati a “Colorado” e ancora persi di vista. Ora posso dire di essere quasi sposato con lei».
Baz e la musica.
«Ho iniziato verso i 20 anni, ne masticavo solo un pochino ma poi mi sono messo a studiare. E quando sono andato in America ho avuto la grandissima fortuna di poter studiare con Seth Riggs, il vocal coach di Madonna, Prince, Michael Jackson. Dopo il primo provino mi disse: “ma tu dove fai i concerti?”. La mia risposta: “io sono un comico”. Questa cosa così lo colpì parecchio e mi prese in simpatia».
Che musica ascolta?
«Tutto, dall’hard rock al rap, al pop. Ma resto uno spirito rock».
Dal 2018 “Tutti pazzi per Rds”: con Rossella Brescia e Giacomo Ciccio Valenti avete lo stesso affiatamento anche a microfoni spenti?
«Molto di più, quando non siamo in onda è ancora più divertente perché ci diciamo cose che in radio non si possono sentire. Abbiamo un bellissimo rapporto, siamo amici dentro e fuori».
L’episodio più divertente in questi anni di radio?
«Eravamo al Cornetto music festival e avevamo la roulotte davanti a quella di Max Gazzè. Ci stava facendo vedere bellissime foto subacquee fatte da lui. E Rossella, anche lei appassionata, commentò: “bellissimo questo pesce”. E Max: “ma questa è una boa”. Stiamo ancora ridendo».
Radio o tv?
«Dipende dalla radio, dipende dalla tv. In linea di massima la radio è più vera e spontanea. La tv, a meno che uno non faccia grandi cose, non è più la vetrina di un tempo. Prima azzeccare la trasmissione ti cambiava la vita».
Se arriva la chiamata per Lol?
«Perché no? Sarebbe divertente, ma prendendolo per quello che è: un gioco».
Il preferito delle prime due edizioni?
«Sicuramente non sarei riuscito a resistere al Mago Forest. Lo conosco di persona ed è così anche a telecamere spente».
Quando ripensa al Marco che lascia Sassari per Milano che immagine le viene in mente?
«Di povertà (ride)».
Ora è ricco?
«Adesso mi difendo. Ma ai tempi la povertà la faceva davvero da padrona».
Oggi si può parlare di una generazione di comici sardi?
«Ci sono Pino e gli Anticorpi, Geppi, Jacopo Cullin, anche Nicola Virdis. Forse negli ultimi anni c’è stato più coraggio nel tirare fuori la testa dalla Sardegna. Prima non era pensabile».
Dopo cabaret, tv, radio, teatro è diventato anche scrittore.
«Il mio primo libro era un piccolo tributo al personaggio di Baz. Il secondo, uscito prima di Natale, invece è proprio un romanzo, comico ma anche un po’ giallo. Sono contento di come è venuto e che Mondadori abbia creduto in me. Dal canto mio, ci ho messo molto impegno in un momento in cui – giocoforza – non si potevano fare spettacoli».
All’appello manca il cinema.
«Anni addietro sono stato a un passo dal film di Baz. Era già tutto pronto, scritto e pagato, ma per una concomitanza di cause all’ultimo è saltato. Magari in futuro ci sarà un’altra occasione».
Programmi per l’estate?
«Ho bisogno di una pausa dopo un periodo molto impegnativo. Magari farò qualche serata, anche per tenermi in allenamento in vista del ritorno con il musical. Anche se la verità è che non riesco a stare lontano dal palco».
Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage
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