ORISTANO. Passi di danza, tessere di partito e le soluzioni dei test di preselezione portate in casa dal commissario-amico: è così che Eva Pinna avrebbe vinto il concorso per infermieri alla Asl di Oristano. Ieri è stata proprio lei a riferire ai giudici del processo scaturito dall’inchiesta “Ippocrate” sul presunto giro di concorsi truccati in cambio di favori politici, come venne assunta le prime volte per poi avere l’aiuto, determinante per vincere il concorso e ottenere quel contratto a tempo indeterminato atteso per anni.

Eva Pinna, visibilmente imbarazzata, ha dovuto vestire gli scomodissimi panni della testimone. Scomodi soprattutto per lei che ha ammesso di lavorare al San Martino grazie all’aiuto di Salvatore Manai. L’ex capo degli infermieri del blocco operatorio è sotto processo insieme ad altri dodici con accuse non uguali per tutti ma distribuite a seconda dei ruoli, che vanno dalla corruzione alla frode in pubbliche forniture, dall’omissione di atti d’ufficio all’abuso d’ufficio, dalla rivelazione e utilizzo di segreto d’ ufficio all’induzione indebita nel dare o promettere utilità.

Rispondendo alle domande dei pm Armando Mammone e Marco De Crescenzo, Eva Pinna ha raccontato di aver conosciuto Manai nel 2005, quando, assieme al fidanzato e attuale compagno Enrico Pinna, frequentavano un corso di ballo latino-americano. Si frequentarono per qualche anno, poi i rapporti si interruppero per riprendere per caso nel 2014, quando, la coppia e Manai si incontrarono in un bar. Lei, che l’anno prima si era laureata in scienze infermieristiche, raccontò al vecchio amico di essere in cerca di lavoro ma che i curricula inviati a diverse agenzie interinali, non avevano ancora sortito alcun effetto. Manai a quel punto si sarebbe offerto di contattare personalmente un’agenzia. Poco dopo, Eva Pinna venne chiamata dalla E-Work di Sassari e inizia a lavorare al San Martino.

«Manai mi disse che era il dottor Succu a gestire le assunzioni interinali – ha detto l’infermiera – successivamente sentii dire la stessa cosa anche in ospedale». Sui rapporti che intercorrevano tra Manai e Antonio Succu, all’epoca primario di Ostetricia e uno dei principali imputati al processo, Eva Pinna ha risposto: «Erano frequenti, soprattutto al telefono. Capii che c’era un interesse politico. Manai era l’esecutore degli ordini di Succu». Nel 2017 la Asl bandisce il concorso che Eva Pinna vince. «Manai disse che c’erano delle persone che andavano aiutate e mi aiutò. Qualche giorno prima della selezione venne a casa e mi mostrò le griglie dei test dell’esame. Aiutò me, senza chiedere contropartite, ma anche altre persone: Liliana Marteddu (allora fidanzata di Manai, ndc) Andrea Dore e Viola Virde». Pinna ha poi riferito sugli aspetti legati alla politica. «Ho avuto la tessera del Partito dei sardi. La fecero anche mio padre, mia madre e il mio compagno. Manai diceva che io e il mio compagno dovevamo partecipare alle riunioni perché eravamo in debito. Ma io le frequentai solo durante il periodo del concorso».

Poi, rispondendo alle domande dell’avvocato Antonello Spada, ha spiegato di non aver mai saputo il ruolo di Manai in seno al partito e di non averlo mai visto sedere al tavolo della presidenza durante le riunioni o di averlo sentito illustrare relazioni. Subito dopo ha testimoniato il compagno della donna, Enrico Pinna che ha riferito dei rapporti con Manai senza discostarsi dalla versione data poco prima dall’infermiera. Tante però le amnesie, tra le contestazioni dei pm e i ripetuti richiami da parte della presidente del collegio giudicante, Carla Altieri. «Ho saputo che era in corso un’inchiesta della magistratura da mio fratello Roberto che fa l’avvocato. Mi disse che il mio telefono era sotto controllo», ha detto ai giudici Enrico Pinna, provocando un certo stupore in aula, anche in considerazione che proprio il fratello Roberto avrebbe dovuto testimoniare ieri mattina, ma non si era presentato senza fornire alcuna giustificazione.

Enrico Pinna ha confermato che Manai andò a casa loro e mostrò le domande dei quiz alla sua compagna: «Le aveva in alcuni fogli che teneva dentro una valigetta e disse che le stava preparando». Poi ha aggiunto: «Aiutò la mia ragazza per amicizia, non per scopi politici». E sulla propria militanza nel Pds ha chiarito: «Mi tesserai. Anche mio fratello Roberto era iscritto, forse voleva candidarsi alle elezioni». Si torna in aula il 28 aprile.
 

Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage

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