SASSARI. Arti (e affari) di famiglia. Sorelle, di Bitti. La maggiore è Mariangela Demurtas (1981), una star del Gothic Metal europeo, una vera celebrità per i cultori del genere. La sorella minore è Piera Demurtas (1983) – Sidra il suo nome d’arte -, cantautrice e pittrice che ha conquistato spazio e consensi: un mood aperto e libero senza etichette che punta al messaggio. Mariangela ha appena lanciato un EP e l’11 giugno in Portogallo ha in programma un release party cui ne seguiranno altri, «magari anche in Sardegna». Anche Sidra è appena uscita su Spotify con un EP (“Come schiuma”) e di recente ha vinto il prestigioso premio “Fabrizio De Andrè” nella sezione pittura.

Artiste sorelle. «Abitavamo ad Alà dei Sardi. In realtà siamo tre sorelle, tutte interessate alla musica. Io sono quella di mezzo. Il rapporto con Piera? Alti e bassi: tanti litigi ma sempre insieme – ricorda Mariangela -. Era una bimba super energica, ma anche io. Avevamo un rapporto con l’arte molto stretto: lei disegnava, a me piaceva fare spettacolo». «Ci consideravano come gemelle – aggiunge Piera – vicine d’età, stessi hobby, stesse passioni. Entrambe subivamo il fascino dello spettacolo. Dell’arte. Lo subiamo tutt’ora». Lo scorrere del tempo alimenta le consapevolezze, marca le differenze e affina il sentito: «Mariangela aveva forti doti manageriali e un carattere deciso – spiega Piera – ricordo che organizzava veri e propri spettacoli con le bambine del vicinato: preparavamo balletti, canzoni e spot pubblicitari, ci faceva pure i costumi. Il costo dell’ingresso era 500 lire per le mamme: ho detto tutto. La sua esplosività si contrapponeva al mio essere introversa e timida, una spigolosità che placavo con il disegno. Nel canto però andavamo d’accordo: ci divertivamo e armonizzavamo i brani, ognuna nel suo ruolo vocale ben distinto». Caratteri che spiccano quelli delle Demurtas, come sottolinea Mariangela: «Entrambe a scuola abbiamo sofferto la sindrome del sentirsi diverso. Piera aveva molto carattere, a livello artistico e umano. Molto schietta, tosta: se le rompevano le scatole, lei reagiva. Aveva un look grunge, era anticonformista. Mentalità aperta e attitudine diversa da quella dei coetanei. Viveva in un mondo alternativo, anche in musica. Io ero una sognatrice, stavo sul soul sul blues, una dimensione melanconica».

Diventare grandi. A 16 anni Mariangela trascorre un anno di Intercultura in Repubblica Dominicana, poi inizia la rincorsa al sogno: «Quando sono volata a Milano, lei ha pianto – dice Mariangela – L’ho spesso trattata da sorella più piccola, a volte sono stata ingiusta, ma ci siamo sempre volute molto bene». Piera resta in Sardegna: «Ero molto contenta per lei, ma anche spaventata. Era una sensazione strana, come dire: quindi ora fai sul serio? Sei diventata grande e questo sarà il tuo lavoro? È stato come ammettere che eravamo cresciute, che prima o poi ci saremmo salutate». Quel periodo per Piera segna un distacco dal mondo artistico, anche se il richiamo del disegno è forte. Arriveranno poi la scuola civica di musica, il canto lirico, il teatro. E, con garbata lentezza, la musica a tutto tondo. Percorsi diversi, storie che si intrecciano già in partenza: «Piera mi ha introdotto a generi musicali alternativi – dice Mariangela – Io sono passato dal rock italiano ai CCCP, ho frequentato ambienti universitari vicini alle tematiche dell’indipendenza e ambienti metal pur non professandomi né punk né metallara. Sono frutto della mia esperienza musicale, non sono una categoria». Intanto però il nord Europa l’apprezza e si esalta ai suoi concerti. Concerti che Piera si divertiva a seguire, ascoltando sua sorella e osservando il suo stare sul palco: «Ho inconsapevolmente acquisito tutto questo e, per la mia prima volta su un palco importante, l’ho portato con me – dice Piera -. Non era un palco qualunque, era quello del festival Abbabula». «Piera meritava e merita molto, molto di più – dice la sorella maggiore -. Ha sviluppato una sensibilità estrema nell’arte, nella musica e nella letteratura. Ha una visione unica, innata. Vorrei fosse più apprezzata: a volte la Sardegna non riesce ad essere culla ideale a sostegno di queste voci». «Di Mariangela stimo il percorso, la sua tenacia in tutto quello che fa. Abbiamo gusti diversi, ma le sue capacità interpretative e vocali si prestano a qualsiasi genere di musica. Adoro come canta in tutte le sue forme. City poi, è bellissima. Sa anche di ballare e recitare, ma questo lei non vuole che lo dica», ride Piera-Sidra.

Sul palco insieme. Cosa accade quando le Demurtas si incontrano? Si parla di fare qualcosa insieme «sarebbe bello e giusto», dicono. E i progetti ci sono. «Abbiamo almeno un paio di idee, aspettiamo il momento giusto per svelare il segreto». La famiglia che dice? «Nostro padre purtroppo non c’è più ma ci ha sempre sostenute. A mamma non piaceva come ci vestivamo – ride Mariangela – Entrambi avevano dei dubbi: i sogni dei figli sono spesso l’incubo dei genitori: bisogna essere seri e lavorare duro». «La nostra è una famiglia con gusti musicali tutti diversi: mio babbo dai tenore non lo toglievi mai – dice Piera – Però erano contenti della nostra vena artistica, non ci hanno mai ostacolate». Anche perché sapevano che sarebbe stato impossibile porre un freno ai loro sogni.

Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage

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