OLBIA. È un presidente ambizioso. Ma allo stesso tempo razionale. Il suo motto è: mai il passo più lungo della gamba. Alessandro Marino è alla guida dell’Olbia dal 2016. Si gode l’exploit della sua squadra che da domenica sarà impegnata nei playoff per la serie B. Primo avversario l’Ancona Matelica, in gara secca da giocare in trasferta. Traguardo raggiunto dalla Torres di Antonello Cuccureddu nella stagione 2005-2006, con sconfitta in semifinale col Grosseto allora guidato da Max Allegri.

Presidente, lei ai playoff ci ha sempre creduto.
«Perchè le prestazioni non sono mai mancate. Ho visto il livello degli avversari dopo il girone di andata e mi sono convinto che potevamo farcela. Abbiamo lasciato dietro società come Siena, Teramo e Pontedera che in serie C hanno una storia.

Ma dovesse succedere, vi sentite pronti?
«Premesso che i turni da superare sono molti e le probabilità non elevate, il nostro obiettivo è lavorare nel tempo. Dal punto di vista organizzativo nessun problema ad affrontare la serie B. Noi sappiamo stare con i piedi per terra».

Come adeguereste la struttura societaria?
«Per l’organizzazione che ci siamo dati, la società è l’ultimo dei problemi. Può sembrare un paradosso quello che sto per dire, ma se dovessimo andare in B saremmo avvantaggiati perchè le possibilità di attrarre investitori sarebbero maggiori. Mi preoccupano di più gli investimenti che sono necessari per competere con le prime».

Quindi…
«Mi guardo attorno per cercare nuovi partner. Ho avuto degli incontri per allargare la base societaria. Vediamo come si sviluppano i discorsi aperti».

Avete poco seguito tra i tifosi, ha una spiegazione?
«Il target classico del calcio non è stato sviluppato negli ultimi 15 anni. Le ultime generazioni non hanno l’Olbia come squadra di riferimento. La grossa opportunità da sfruttare è coinvolgere altri target. Tanti ragazzi che giocano a calcio non vengono allo stadio. Serve un lavoro specifico per invogliarli. Questo è al centro del nostro progetto. Mi spiego, dobbiamo andare a cercare tra quelli che potrebbero appassionarsi al calcio».

L’Olbia cresce. L’ anno scorso vi siete salvati in modo rocambolesco all’ultimo minuto, ora avete conquistato i playoff all’ultima giornata.
«In sei anni anni di serie C abbiamo fatto esperienza nella categoria. Questo ci consente di evitare certi errori. Noi alziamo l’asticella in base alle risorse e alle potenzialità».

Progetto nuovo stadio, a che punto siete?
«Dal punto di vista burocratico abbiamo il pieno appoggio del Comune. Il discorso sui possibili nuovi soci che facevo prima, può aiutarci a portare avanti un progetto oneroso dal punto di vista economico. Ora ci sono diverse possibilità per accedere ai finanziamenti: credito sportivo, Pnnr, fondi regionali. Lavoriamo anche su questo fronte».

I rapporti col Cagliari?
«Siamo arrivati ad un punto che non ne beneficiamo soltanto noi ma anche loro. L’operazione Altare è un esempio. Lo abbiamo preso, valorizzato e poi ceduto al Cagliari. Alle spalle di questo c’è un grande lavoro dei rispettivi settori giovanili. Facciamo crescere i talenti sardi. Serve lungimiranza e pazienza per far maturare e valorizzare questi ragazzi».

Col presidente del Cagliari Tommaso Giulini vi scambiate opinioni?
«Lui è nella lista dei miei migliori amici. Ci sentiamo sempre, ragioniamo e quando possiamo ci vediamo per rilassarci , non solo per lavorare. Nei momenti difficili mi ha regalato preziosi consigli, lo faccio anche quando lui è di malumore perchè le cose non vanno per il verso giusto».

Per il suo amico è un’altra stagione di sofferenza.
«Dal punto di vista dei risultati è così. Però, il Cagliari negli anni è sempre cresciuto. Sono proprio i risultati che non lo hanno accompagnato e questo ha oscurato il resto del lavoro. Il calcio è molto mentale, la squadra deve credere di più nelle proprie possibilità. La salvezza è un traguardo alla portata».

Sta seguendo la D?
«Seguo tutto il calcio, anche l’Eccellenza. Ci sono società potenzialmente forti, come Torres, Arzachena e Lanusei, che secondo me la serie C possono farla tranquillamente. I dilettanti li seguiamo anche per individuare talenti. La Torres ha una nuova proprietà che ha le idee chiare. La competizione è uno stimolo, fa crescere tutti insieme. Senza è difficile emergere. Il progetto Olbia può essere un esempio».

Roberto Biancu è maturo per il grande salto?
«Sì. È un 2000 che ha 170 presenze in C. Caratterialmente ha imparato tanto ed è cresciuto sul piano tattico, fa tanto lavoro anche senza palla».

Il tecnico Max Canzi merita la conferma?
«La nostra stagione non è finita. Le somme le tireremo dopo i playoff. Vedremo, adesso non sarebbe corretto esprimersi».

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Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Archivio

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