I vestiti dei sardi, soprattutto quello dei giorni di festa, con tutte le differenze possibili e immaginabili che ci possono essere tra mare e montagna, centri più grandi sulla costa e paesini di montagna. Sgargianti e colorati quelli delle donne, più sobri e di solito neri o scuri quelli degli uomini. Questa di solito è la regola. Anche se le eccezioni non mancano. Tutti nella sfilata di Sant’Efisio prima del passaggio del cocchio con il martire guerriero.

Un’occasione unica, soprattutto per i turisti, per entrare negli usi e nei costumi (sardi) senza girare tutta l’isola. Sono 81 fra comuni o regioni dell’isola le associazioni in corteo. Ognuno con il suo vestito tradizionale, spesso completamente diverso magari da quello del paese vicino solo di qualche chilometro. Ognuno, chiaramente, dice che il suo sia più il più bello di tutti. E lo mostra con orgoglio.

L’antropologo cagliaritano Francesco Alziator diceva che la storia della Sardegna passa anche da lì. Dalle cuffiette arancioni delle prioresse di Desulo ai corpetti decorati con gioielli delle donne di Quartu. Passando per i piedi scalzi dei pescatori di Cabras e “per la fiera eleganza delle ragazze di Tempio, nel loro abito nero con soggolo in pizzo bianco bianco”.

Tra i più “iconici” e conosciuti c’è sicuramente il costume di Orgosolo. Con tutti i dettagli che ne hanno fatto un abito simbolo simbolo per rappresentare il vestito sardo tradizionale anche al di là del mare. Ad esempio, per le donne, con le due gonne, “sos sahittos”, che nella parte finale possono essere rosse o verdi. Per gli uomini con sa berritta, nera e piegata all’indietro. E con su “zippone”, giubbetto in panno rosso. Ma con inserti e rifiniture che lo rendono unico.

Da sempre Ittiri molto orgogliosa del suo vestito: gonna rossa con grembiule in tulle in raso ricamato. E poi la caratteristica particolare: i bottoni in filigrana.

Sul versante strettamente cagliaritano il passaggio dei vestiti rossi dei miliziani e dell’abito, più elegante, dell’alter nos, il rappresentante della Municipalità di Cagliari alla festa è il preludio al clou cittadino della festa. Per l’alter nos, in questa edizione una donna, l’assessora alle politiche sociali Viviana Lantini, è previsto un cerimoniale di vestizione con riti da rispettare in maniera rigorosa: non deve mancare la tuba, il copricapo che sará sventolatoper salutare la folla.

Sant’Efisio 366, l’investitura ufficiale della Alter Nos Viviana Lantinifoto da Quotidiani localiQuotidiani locali

 

Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage

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