Sono due aziende giovani e piccole, a dimensione familiare, che puntano molto sulla varietà di olive più adatta al clima dell’Oristanese, la Semidana. Il loro prodotto si è guadagnato quest’anno un importante riconoscimento da parte di Slow Food, che le ha inserite per la prima volta nell’edizione 2022 della guida Oli d’Italia. Un premio legato alle qualità organolettiche e all’attenzione maniacale per i dettagli durante le varie fasi del ciclo produttivo. L’azienda agricola Rovelli di Nuraxinieddu, i terreni si trovano a in agro di Nurachi, e l’azienda agricola Sequi di Terralba, gli uliveti sono nelle campagne di Uras alle falde del Monte Arci, sono in buona compagnia: sono tante altre le imprese sarde che negli anni scorsi hanno ricevuto e mantenuto questo riconoscimento. Per loro si tratta del primo anno, entrambe le avventure sono cominciate più o meno quindici anni fa.

«Vengo da una famiglia che è stata composta da agricoltori per generazioni – racconta Maria Francesca Perra, titolare della Agricola Rovelli –. Come capita a tanti, però, io ho dovuto lasciare la Sardegna per lavorare: vinsi il concorso in polizia e mi trasferii nella penisola». Il legame con la terra di origine, però, negli anni non si allenta, anzi cresce: «Pian piano, quando ci sono state le condizioni, abbiamo cominciato ad acquistare il primo terreno, circa quindici anni fa. Ora lavoriamo con circa 8 ettari di terra in cui sono presenti sia ulivi secolari che piantati da noi». Anche Giorgio Sequi, di Terralba, ha cominciato con gli ulivi quindici anni fa: «Faccio da sempre l’agricoltore e l’allevatore. Ho ricevuto in eredità dai miei nonni questo magnifico terreno sotto le pendici del Monte Arci, al confine fra Uras e Morgongiori vicino alla chiesetta di Santa Suìa. Parliamo di terreno vulcanico, ricco di lapilli e ossidiana: dopo anni di spietramento, piantammo 3 mila ulivi che già al quinto anno dimostrarono di essere molto produttivi. Ricordo quando ricevemmo il primo premio al concorso Ampolla Dorata, i giudici erano convinti che i nostri ulivi fossero antichi: quando gli spiegai che si trattava di piante giovani, capirono che avevamo un terreno magnifico. Da allora ci siamo messi al lavoro per ottenere un prodotto ancora migliore. Siamo fortunati, alle falde del Monte Arci c’è un microclima perfetto, non utilizziamo medicinali e facciamo solo interventi preventivi naturali».

La ricerca della qualità, spesso, comporta sacrifici sul piano della quantità e scelte di prezzo superiori. Ollu Semidana della Agricola Rovelli, di cui la guida sottolinea i freschi aromi erbacei di carciofo e foglia di pomodoro con nuance amare e piccanti, viene venduto in bottiglie da mezzo litro al costo di 28 euro: «Per raggiungere la qualità, bisogna fare tante operazioni – spiega Maria Francesca Perra –. Seleziono personalmente le olive a mano durante la raccolta, quelle scartate non producono olio e anche al frantoio, per fare prodotti di eccellenza, bisogna ridurre la resa. Su 1500 piante otteniamo mille litri d’olio, ma può capitare, come con la gelata tardiva di due anni fa, che ne produciamo solo 70 litri. Per scelta non integriamo la produzione con olive esterne, facciamo un prodotto di nicchia». L’EVO Santa Suìa, valorizzato per i suoi sentori freschi di foglia di pomodoro ed erbe officinali con gradevoli note di amaro e piccante, viene venduto in bottiglie da mezzo litro al prezzo di 12 euro. «Non penso che la nostra azienda faccia prezzi fuori mercato, rispetto alla Sardegna – commenta Giorgio Sequi –. Certamente questi riconoscimenti ci aiuteranno a entrare in mercati dove il cliente è disposto a spendere di più. Bisogna tener conto anche dei prezzi legati al packaging, a cui dedichiamo un’attenzione particolare». Nessuno dei due produttori, in ogni caso, si considera arrivato: la qualità raggiunta sinora va mantenuta e migliorata.

Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage

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