CAGLIARI. È come se il Cagliari fosse morto e resuscitato nel giro di qualche minuto. Il gol di Altare ha riacceso la speranza di restare in serie A. Una botta di vita per una squadra che a Salerno ha lottato, è riuscita a cambiare un destino che a pochi secondi dalla fine della partita sembrava segnato. Vero che tagliare il traguardo è difficile, bisogna ottenere il massimo e sperare nelle disavventure degli altri, ma crederci, avere coscienza che è il “miracolo” è possibile, può diventare un’arma che consente a Davide di avere la meglio su Golìa. «Dobbiamo pensare solo a vincere – ha detto il capitano Joao Pedro – , non sentiamo la stanchezza. C’è una voglia matta di tirarci fuori da questa situazione tutti insieme». Parole di un leader, che forse più di tutti gli altri sa cosa significa indossare i colori rossoblù.

Agostini ci crede. Il tecnico rossoblù non ha la bacchetta magica. Gli è stata affidata una mission impossible. Ha detto sì per amore del Cagliari. «Quando la società chiama bisogna rispondere sì», ha detto a caldo nella pancia dell’Arechi. Una dichiarazione in tutti i sensi, di un uomo che si sente legato mani e piedi al club del quale prima è stato giocatore, ora allenatore. «Lo sappiamo che con l’Inter servirà l’impresa – ha aggiunto il mister – Faremo leva sulle nostre caratteristiche, ce la metteremo tutta sino alla fine. Ci aspetta un’altra settimana di lavoro, essersi trovati all’inferno ed essere ancora vivi deve darci una spinta in più per crederci». Il lavoro psicologico fatto dal nuovo mister si è visto sul campo. La squadra non è andata nel pallone dopo essere andata in svantaggio, ha reagito senza farsi prendere dal panico ed è stata premiata. Un segno del destino? Lo si interpreti come si vuole, domenica sera, contro l’Inter, servirà un’altra prestazione con i fiocchi.

Spirito di gruppo. Senza voler dare colpe a nessuno, Agostini ha il grande merito di aver trasmesso serenità ad una squadra con i nervi tesi. Ha saputo toccare le corse giuste, rimesso in pista giocatori (Lykogiannis è un esempio) finiti nel dimenticatoio. Le imprese complicate possono essere realizzate se tutti remano nella stessa direzione. La sfida con l’Inter è da dentro o fuori. Una partita senza appello. Da vincere per poi rimandare tutto all’ultima giornata, quando il Cagliari giocherà a Venezia, che a quel punto potrebbe già essere retrocesso.

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Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Archivio

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