CABRAS. Il mosaico si sta componendo, un pezzo alla volta. Il più importante, forse, riguarda una delle questioni rimaste inspiegabilmente in sospeso sin dai tempi dei primi scavi, quelli del 1974. Il sito di Mont’e Prama non è tutelato dal vincolo archeologico. Solo la porzione scavata, circa 750 metri quadri, era effettivamente “coperta”. Ancora per poco, però: «La procedura è iniziata lo scorso ottobre, con la dichiarazione di pubblica utilità del ministero che permetterà al Comune di procedere agli esprori e di cedere alla Fondazione un’area di 11 ettari tutelata dal vincolo archeologico – conferma il presidente della Fondazione Mont’e Prama, Anthony Muroni –. Completato questo passaggio, l’intera area verrà recintata e controllata da una moderna videosorveglianza. Speriamo di concludere tutto entro il 2022».

Resta pendente il ricorso al Tar del proprietario del vigneto impiantato a pochi centimetri dal sito, nella zona nord. Una delle tante storture che hanno tormentato Mont’e Prama negli ultimi 48 anni ma che, adesso, pare non spaventare un sistema che sembra finalmente in grado di gestire il potenziale della casa dei giganti di pietra. La valorizzazione degli scavi e la corretta perimetrazione del sito è una novità sostanziale per Mont’e Prama. Ma non è l’unica: «C’è la musealizzazione del sito, cioè il sistema per rendere visitabile Mont’e Prama. Bandiremo un concorso di idee internazionale, con la speranza che possa interessare architetti e progettisti di grande capacità. Siamo aperti ad ogni idea – continua Muroni – con un unico limite: non deve essere un’azione troppo invasiva. Secondo noi il paesaggio del Sinis è una delle cose più belle ma chi si avvicina a Mont’e Prama deve poter capire che è un sito archeologico».

Passando dalla teoria alla pratica, nascerà un’area dedicata ai parcheggi, anche staccata dal sito che potrebbe essere raggiunto tramire l’uso di navette, servizi per l’utenza, come quelli igienci, e uno scavo sicuro anche per i visitatori. E poi un’idea, decisamente affascinante: «Il museo guarda verso il sito archeologico, che è dall’altra parte dello stagno, e potrebbe essere collegato con un battello – continua il preasidente della Fondazione –. Con una nuova sala in cui verranno esposti i tutti giganti (in fase di realizzazione, ndr) , il nuovo allestimento del museo, i laboratori didattici, il restauro delle statue in loco (entrambi da realizzare) e un battello per le visite al sito, l’appeal del museo sarà triplicato e le 170mila presenze del 2019 potranno essere facilmente superabili».

C’è poi il capitolo scavi, su cui Muroni indica un aspetto passato sotto traccia: «Se scavassimo un altro ettaro di terra e trovassimo davvero una città, un tempio o altre statue, dove finirebbero? Un museo ha un deposito, un centro di primo restauro, può gestire situazioni di ritrovamento complesse. A Mont’e Prama non abbiamo l’acqua e la luce. Possiamo programmare, progettare, chiedere finanziamenti ma dobbiamo essere onesti. Serve tempo, per questo dico di essere d’accordo sia con la soprintendenza sia con il professor Ranieri ma sono necessarie le infrastratture prima di immaginare un megascavo con al lavoro le università di tutta Italia».

Un altro aspetto è stato evidenziato dalle dichiarazioni del ministro Franceschini: gli “eroi” della soprintendenza sono ritornati ad essere i “ giganti” della tradizione. E presto il sito monteprama.it sarà sotto il controllo della Fondazione: «Presto sarà nella nostra disponibilità e aggiungeremo una sezione dedicata alla trasparenza – aggiunge Muroni – con una bacheca in cui saranno riportate le spese». E, chi lo sa, magari gli eroi ritorneranno ad essere i giganti.

L’ultimo capitolo riguarda la nomina del direttore della Fondazione, carica per cui sono rimasti in corsa in tre: Nadia Canu, Paolo Sirena e Raimondo Zucca: «Non abbiamo una data certa per la nomina, ma sicuramente non avverrà durante l’estate. Diciamo che è possibile che entro settembre anche il direttore possa iniziare a lavorare – conclude il presidente che non si sbilancia sulle generalità –. L’unica cosa che posso dire è che sarà una carica condivisa dal consiglio d’amministrazione che, fino ad ora, ha sempre votato all’unanimità. Dopo il ritrovamento degli ultimi giganti, poi, abbiamo sentito anche l’entusiasmo della gente che inizia ad accorgersi del nostro lavoro. Ma noi siamo arrivati solo alla semina, alla scelta del metodo. Continueremo a lavorare ma servirà tempo e chissà che il mio successore non riesca a raccolgiere i primi, bellissimi, frutti della nuova area archologica di Mont’e Prama».

Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage

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