CAGLIARI. È ufficiale: il governo Draghi ha messo nel mirino altre due leggi approvate dal Consiglio regionale. Sono quella sulla coltivazione e il commercio della canapa indiana sativa e quella sul numero massimo di mandati per i sindaci. In questi giorni, i vari ministeri, più la Ragioneria generale dello Stato, hanno inviato a Palazzo Chigi le relazioni con cui sollecitano l’impugnazione. Nei giorni scorsi, il governatore Christian Solinas avrebbe aperto una trattativa a Roma per evitare i ricorsi alla Corte costituzione, ma ormai la procedura è avviata e, salvo ripensamenti dell’ultim’ora, il Governo dovrebbe andare avanti, sollevando l’ennesimo conflitto di competenze. Se così fosse, diventerebbero 15, erano 13, le leggi impugnate dal 2019 in poi.

Canapa. Ribadito che, a fine marzo, la legge era stata approvata all’unanimità dal Consiglio regionale, a puntare per prima il dito contro gli otto articoli è stata la Ragioneria generale dello Stato. Secondo la relazione, il difetto di partenza sarebbe di natura finanziaria, perché «non è quantificata la spesa a carico della Regione e quindi mancherebbero i presupposti per una corretta applicazione della stessa legge». A entrare, invece, più nel merito è stato il ministero della salute, sostenendo: «La Regione ha voluto legiferare su materie di competenza dello Stato». In particolare per «promuovere e sostenere la filiera della coltivazione della canapa industriale – si legge nella relazione – «permetterebbe l’utilizzo di parti della pianta, o della pianta intera, non previste dalla legge nazionale del 2016, come, ad esempio, le polveri ottenute dalla macinatura, mentre le uniche consentire sono i semi e derivati». Inoltre, sempre secondo il ministero, sarebbe stato violato dalla Regione anche quest’aspetto: «Lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze è l’unico soggetto autorizzato alla coltivazione e alla trasformazione in sostanze destinate alle farmacie».

Sindaci. Lo stesso giorno, il 30 marzo, l’Aula aveva licenziato anche la legge che consente ai sindaci dri Comuni fino a 3mila abitanti quattro mandati e non più solo tre, e a quelli entro i 5 mila residenti non più due ma tre. In questo caso, secondo i ministeri per gli affari regionali e dell’interno, la Regione sarebbe andata oltre le sue competenze, consentendo tra l’altro anche l’iscrizione dei vicesegretari comunali all’Albo nazionale dei segretari senza bisogno di superare un concorso.

Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage

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