Marisa Monte ha ancora il vento della Sardegna nella testa. Cinque anni fa, prima della pandemia che avrebbe sconvolto le vite di tutti, si trovava su una barca a vela nell’arcipelago della Maddalena e quel soffio salmastro le ha fatto spazio nel cuore. Sabato 18 questa autrice e interprete brasiliana (4 Latin Grammy Awards e oltre 10 milioni di album venduti) considerata fra le più grandi al mondo, torna nell’isola, stavolta per cantare. Al teatro Massimo di Cagliari, per i Grandi Eventi 2022 di Sardegna Concerti, in collaborazione con Jazz in Sardegna, Marisa Monte approda con “Portas”, il nuovo progetto che dà anche il titolo al tour internazionale. L’album contiene anche un sorprendente omaggio alla Sardegna dal titolo “Vento sardo”, un singolo ispirato alle suggestioni dell’isola. «Questo brano – racconta la stessa artista – lo abbiamo composto in Sardegna quando eravamo su una barca distanti da tutti e sconnessi dal mondo digitale. Il nostro unico legame e fonte di informazione su tutto ciò che ci circondava era il vento, questo elemento che rappresenta forza e delicatezza in perpetuo cambiamento, la capacità di adattamento e il movimento costante. Io e Jorge Drexler l’abbiamo scritto in Italia e lo abbiamo voluto pubblicare nel vostro Paese cantandolo dal vivo per la prima volta a Sanremo, l’anno scorso. Sarà una grande felicità per me tornare in questa terra così ispiratrice come la Sardegna e cantare “Vento Sardo” proprio lì, per il pubblico sardo.

Come mai si trovava in Sardegna in quel periodo? Ha amici nell’isola?

«Ho dei cari amici in Italia e siamo stati insieme in vacanza alla Maddalena. Era la mia prima volta in Sardegna, ho conosciuto la regione a nord dell’isola e abbiamo anche navigato fino in Corsica».

Gli italiani la stimano molto come artista e di recente la critica le ha attribuito il Premio Tenco, le ha fatto piacere?

«Anche io amo molto l’Italia. Sono particolarmente orgogliosa di essere stata la prima donna brasiliana a ricevere questo premio, un riconoscimento per il mio lavoro di compositrice. Sento che l’universo femminile, in maniera sempre più intensa, offre la sua sensibilità a servizio della canzone. Sono felice di rappresentare questo momento e aprire la strada ad altre donne».

Quali “Portas” (porte), invece, ha aperto in lei questo periodo particolare di pandemia e lockdown?

«È stato un momento difficile per tutti, e per me non è stato diverso; una fase di molte incertezze, paura, insicurezza. Da un altro punto di vista, visto che io ho sempre viaggiato molto, è stato un privilegio poter stare a casa con la mia famiglia per più tempo. Penso che sia stato un periodo di trasformazione che ha segnato tutti noi su questo pianeta. Il primo momento è stato di paralisi totale poi è stata una grande sfida: abbiamo adattato il formato di produzione a un sistema ibrido, parte in presenza e parte in remoto. Abbiamo sperimentato incisioni a distanza che non avremmo forse mai provato se le circostanze non ci avessero limitato tanto. Ma sorprendentemente ha funzionato. È stato l’album nel quale ho più contato sulle partecipazioni internazionali senza mai uscire dal Brasile. È un lavoro nel quale si evidenzia il collettivo, desideravamo intensamente essere insieme».

Si dice sempre che la musica ci salverà dalle miserie umane. Ma non potrebbe essere una frase fatta in un tempo in cui a prevalere sono la violenza (guerre), la malattia (epidemie) e, sempre di più, il profitto?

«La musica e l’arte possono essere l’avanguardia del pensiero e illuminare menti e cuori, ma il vero cambiamento deve accadere individualmente, ognuno di noi deve fare la sua parte».

Lei è musicista e autrice di testi, giovane ed erede di quella musica rivoluzionaria che è stata la bossanova. Si considera un’artista impegnata “politicamente”?

«L’album parla della natura, di ecologia, dell’importanza dell’arte e della cultura come aiuto nei tempi difficili. Politica è dialogo, è relazione e l’album dialoga con il mondo contemporaneo in maniera diretta e poetica. Nel momento in cui la cultura e l’ambiente sono sotto attacco è importante resistere e difendere questi valori».

Fonte notizia: La Nuova Sardegna > Homepage

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